domenica 15 maggio 2011

Amore: 1001 minchiate che vi diranno

"L'amore non è quello che quei poeti del cazzo vogliono farvi credere. L'amore ha i denti, i denti mordono, i morsi non guariscono mai."
Così diceva Stephen King, non posso che essere d'accordo.
Ma, a differenza di quelli che dopo aver letto Moccia o perché nella vita hanno avuto la fortuna di trovarsi una controparte adatta ( donna, uomo, cane o qualsiasi cosa gli piaccia ingropparsi)  e tentano di convincerti che l'amore è dolce e bello, ti fa ridere, sognare, non la reputo una verità assoluta.
Rispecchia bene la mia storia personale, non mi aspetto, ne spero, che sia così per gli altri.
Ho amato tre donne nella mia vita, tutte e tre mi hanno rifiutato.
Non che non abbia mai avuto una ragazza, ma semplicemente quelle con quelle che ho avuto non ho provato niente di ciò che provavo per le altre tre.
Quando le corteggiavo non passavo ore a ripensare a ciò che avevo fatto, cercando possibili errori a cui rimediare. Semplicemente le offrivo un'altra birra per assicurarmi che fosse abbastanza sbronza.
Quando mi parlavano, le loro parole non si disperdevano cambiando forma e significato, fino a quando di esse non rimaneva che il silenzio e l'immagine delle loro labbra, rosse e perfette. L'unica cosa che mi chiedevo se valesse davvero la pena ascoltare l'ennesima ragazza petulante che si lamenta delle sue scarpe o del costo di questo o quel capo d'abbigliamento.
Quando mettevo la mia lingua nella loro bocca ero eccitato, ma non sentivo quel brivido di felicità mista ad incredulità, come se avessi piantato la mia bandiera sulla cima di un monte inesplorato.
L'obbiettivo finale non era limonarle, spogliarle o scoparle per soddisfare la mia libido o per aumentare la mia autostima. No, con loro tre non c'era nessun cazzo d'obbiettivo.
Quando mi mollavano, solitamente un paio di giorni dopo la sbronza che le avevo fatto prendere ( quando uno non è bello, gli tocca farsi furbo e fanculo coloro che credono che la bellezza esteriore non conti), non m'importava, accendevo una sigaretta e mi chiedevo come mai ci avessero messo tanto.
Quando Dante scriveva che nessuno che sia amato non può che finire per amare a sua volta, ha preso una cantonata grande come una casa. 
Grazie Silvia per avermelo insegnato, facendo una faccia tra lo schifato e il divertito dopo che m'ero platealmente dichiarato; non ti porto rancore per questo, avrei fatto la tua stessa cosa nei tuoi panni.
Grazie Giulia perché quando ti dissi cosa provavo per te, mentisti dicendo che avevi già qualcun altro.
Ma grazie soprattutto a te Marinella, che quando mi dicesti d'essere già fidanzata non era una balla.
Spero che il fortunato bastardo si prenda l'herpes.
Vi ho amato tutte e tre, ho faticato con tutte e tre per conquistarvi, ho sofferto non riuscendoci, ho cercato una motivazione al mio fallimento, ho recriminato la vostra superficialità, mi sono pentito della mia stupidità, e, infine, ho tirato avanti.
E no, prima che a qualcuno venga in mente, non ho imparato un cazzo dai miei fallimenti, come del resto non ho mai imparato niente dalle vittorie.
Non vi amerò per sempre, da lontano un po' come quei poeti italiani che vedevano la sofferenza per amore motivo di nobiltà d'animo; cazzate, la sofferenza d'amore è come tutte le sofferenze del corpo, solo che colpisce una parte immune ai barbiturici.
Marinella t'amo ancora, ma come le altre finirai presto dimenticata, almeno parzialmente.
Mi dispiace ma è un istinto di sopravvivenza e conservazione e, come per gli atri non posso oppormi, ne voglio.
Scusate la depressione, ma questo mi andava di scrivere.
Se non lo accettate perché volevate ridere, potete cliccare la X  in alto a destra e andare a farvi fottere.
Senza rancore.

"I'm  your little fucking poet tonight"
Bill Hicks.